Il Verro è una delle aziende vinicole in Campania nate dall’interesse comune di un gruppo di amici con il desiderio di voler restituire qualche cosa alla loro terra, un progetto imprenditoriale volto a riqualificare un territorio.

Chi sostiene che alla base di una forte amicizia non ci possano essere grandi successi sbaglia di grosso, e questo è un caso lampante.

L’azienda vitilvinicola Il Verro, totalmente biologica ed immersa nella natura, è sita nel comune di Formicola circondata dalla catena dei monti Trebulani non molto distante da Pontelatone, da sempre area dedita alla caccia del cinghiale ed oggi nuova area vitivinicola del patrimonio casertano. Qui Pallagrello e Casavecchia riescono a dare ottimi risultati, grazie all’approccio avanguardistico dei loro produttori spinti sempre di più verso il concetto di “purezza”.

Oltre ai vitigni citati da cui vengono prodotti vini dal forte carisma e personalità, l’azienda Il Verro ad oggi è l’unica realtà a coltivare e vinificare il Coda di Pecora, citato da Frojo in alcuni testi sulle varietà delle viti Campane nel 1875, coltivato nell’area del Monte Maggiore e del Vulcano di Roccamonfina. Il vitigno Coda di Pecora, a bacca bianca a maturazione tardiva, rappresenta una rarità autoctona unica nel suo genere, con una lunga appendice e grappolo compatto, la sua caratteristica distintiva e punto di forza è sicuramente l’acidità.

Lo Sheep da uve Coda di Pecora Il Verro 

Il primo incontro con Cesare Avenia ed il suo Sheep è stato nel 2017 alla fiera Autochtona che si tiene ogni anno a Bolzano, consigliato da un collega ed amico produttore decisi di saggiarlo…fu amore sin dal primo sorso. Ero consapevole che quel vino sarebbe entrato nella mia cantina del cuore.

L’idea di organizzare una verticale che ha interessato otto annate è nata con la voglia di far conoscere questo vitigno, creare un tavolo di confronto volto all’affermazione dello stesso, unico rimpianto quello di non aver potuto degustare anche l’annata 2010 perché le bottiglie erano terminate. 

Non volevamo creare una cosa banale e scontata ma neanche essere troppo sofisticati, una cosa era certa il protagonista sarebbe stato lui…lo “Sheep” ed il suo pubblico un connubio di amici, esperti, appassionati e giornalisti settoriali. Un tavolo di relatori composto da coloro che hanno mosso i primi passi, studi e ricerca intorno a questo vitigno; Cesare Avenia e suo figlio Adriano, l’enologo Vincenzo Mercurio, il professore Giancarlo Moschetti docente dell’Università di Palermo che ha condotto uno studio sui lieviti indigeni, la professoressa Antonella Monaco del dipartimento di Agraria dell’Università Federico II di Napoli ed il sommelier Delegato Ais di Caserta Pietro Iadicicco che ne ha guidato la degustazione arricchendone il dibattito. In rappresentanza del comparto giornalistico enogastronomico Campano, Antonella Amodio, Enrico Malgi, Carlo Scatozza, Pasquale Brillante ed Antonella D’avanzo. 

Il Verro e la verticale dall’alto in otto annate da sinistra verso destra

Annata 2018. Cristallino dal colore giallo paglierino carico, profumi di frutta fresca arricchiscono il sorso…mela annurca, albicocca ed un leggero agrumato di grande finezza, interessante bouquet floreale. Balsamico con richiami eleganti di menta e salvia conferiscono a questo vino la sua particolarità che uniti alla forte componente aromatica lo fanno assomigliare ad un bianco Altoatesino. Alla bevuta si presenta molto fresco, beverino, di grande sapidità e lunga persistenza il tutto accompagnato nel finale con una nota di idrocarburi che ricorda molto quello presente nei famosi riesling.

Annata 2017. Cristallino un bel giallo carico, la mela annurca rimane presente insieme all’agrumato anche se la componente fruttata è più accentuata nella 2018. Al sorso è sicuramente complesso, le componenti minerali colpiscono come la lunga sapidità e persistenza. Maggiore acidità rispetto all’annata 2018 il che ne determina una importante freschezza.

Annata 2016. Fedele nel colore, nell’annata 2016 prevale la componente balsamica molto più spinta insieme alla nota erbacea che vede la menta essere più autoritaria, anche la speziatura si fa sentire più accentuata. La sua evoluzione denota una maggiore rotondità nel sorso, pur conservando la sua mineralità che ne determina un’importante salivazione. Morbido al palato.

Annata 2015. Dal colore giallo paglierino carico il vino è abbastanza consistente. I profumi sicuramente complessi lo rendono interessante e delicato, riusciamo a percepire la mela annurca e la componente agrumata tendenti sempre di più verso una frutta matura in evoluzione. Interessanti sentori aromatici ne amplificano l’importanza. In questa annata l’erbaceo fa particolarmente sentire la sua presenza dove oltre alla salvia troviamo una foglia di pomodoro non invadente. Dal sorso lungo, persistente e dalla grande bevibilità non delude l’acidità che conferisce al vino grande freschezza.

Annata 2014. Cristallino, un giallo carico che sempre di più tende verso il dorato abbastanza consistente. Intenso al naso si ripete la stessa trama di mela annurca, albicocca con un agrumato più tendente al pompelmo. Il floreale è presente in una forma più simile a fiori appassiti dai profumi intensi, la componente erbacea e balsamica aumentano con grande verticalità. Sentori leggeri di tostatura e componente fumè. Al palato colpisce la morbidezza in aumento rispetto alle annate precedenti, la sapidità e la persistenza aromatica intensa.

Annata 2013. Con quest’annata lasciamo il colore giallo paglierino per lasciare spazio ad un bel giallo dorato in tutto il suo splendore, sicuramente più consistente delle altre annate. Intenso al naso di grande complessità e finezza. Frutta sempre più evoluta, grande aromaticità, intrigante componente erbacea, ed una mineralità importante. Il sorso, sempre più morbido, rilascia un palato elegante con una lieve ed intrigante astringenza. Finale lungo e persistente.

Annata 2012. Cristallino di colore giallo dorato, il vino si presenta al naso con grande intensità, complessità e finezza. La frutta mantiene la sua linea verso una maturità sempre più importante ma non banale, la componente balsamica ed erbacea giocano sicuramente un ruolo più deciso rispetto alle altre annate. Al sorso è secco, caldo e morbido, dalla grande freschezza e astringenza. Importante persistenza e finezza il vino è molto beverino e dal carattere deciso.

Annata 2011. Dal colore giallo dorato sempre più carico e dalla buona consistenza, al naso è molto intenso con una frutta sempre più dolce ed evoluta, ricchissima componente floreale. Il naso viene catturato dalla grande verticalità con cui sempre di più si apre la componente balsamica e minerale con una elegante componente vegetale che ricorda la foglia di pomodoro. L’idrocarburo presente in tutte le annate, nella 2011 ha un carattere più distintivo quasi a voler affermare la sua presenza certa. Il sorso è secco e lungo nel finale, sicuramente morbido con importante acidità, sapido e di grande qualità.

Sicuramente le caratteristiche intrinseche più importanti del vino solo la sua grande acidità che permette un’importante longevità nel tempo, la componente balsamico/vegetale e la grande mineralità ne potenziano il suo carattere. L’annata 2018 rappresenta un punto di arrivo importante e di svolta dove viene rinnovato il carattere stesso dello Sheep de Il Verro, l’annata 2016 caratterizza un punto di snodo tra le varie annate mentre la 2011 ci fa comprendere cosa può dare questo vino nel corso del tempo senza abbandonare la sua personalità e carattere.

In tutte le annate troviamo una verticalità incredibile, quasi come se il vino cambiasse nel tempo regalandoci sensazioni e stimoli nuovi che lo rinnovano di volta in volta.

Note sull’autore dell’articolo.

Mi chiamo Davide Carusi sommelier Ais delegazione di Caserta, appassionato del vino e del buon cibo. Il mio percorso nel mondo vitivinicolo è iniziato con l’azienda Surrau realtà simbolo della Gallura in cui ho appreso la passione per il vino ed il sacrificio che c’è dietro la produzione di ogni bottiglia. Passato dal mercato missilistico degli armamenti a quello del vino posso asserire che è sicuramente più facile vendere e comunicare un sistema d’arma che una bottiglia di vino!

Leggi anche: Vini campani e Vendemmia dati positivi in Campania