Sabato scorso siamo andati alla scoperta de I Rota Vino & Cucina a Mercato San Severino, in provincia di Salerno.

Aperto da Vittorio Fierro nel 2004 come Hostaria de Rota, il ristorante ha recentemente cambiato veste, proposta gastronomica, e nome in I Rota Vino & Cucina.
Al timone il figlio di Vittorio, Francesco Fierro, e Patrizia De Maio, impegnati rispettivamente in cucina e in sala.
Il nome del locale di Mercato San Severino fa riferimento ad Oppidum Rota, l’antico toponimo della cittadina, un tempo luogo di transito obbligato per chi da Avellino voleva raggiungere la valle dell’Irno. Rotaticum era il pedaggio di transito da pagare che veniva calcolato per ogni ruota del carro.

In occasione del press lunch rivolto alla stampa e ai blogger di settore, presente anche lo Chef Paolo Barrale, amico di famiglia.

Alta qualità e piatti d’autore da I Rota Vino & Cucina

La nostra degustazione è iniziata con i prodotti dell’Azienda Agricola Il Moera sita ad Avella, terra di nocciole, che ci ha proposto delle golose preparazioni spalmabili a base di aglio orsino, nocciole e tartufo, porcini, noci e curcuma.

Il Prosciuttificio Vittorio Ciarcia ci ha deliziato con La Goccia Irpina o culatello, un prodotto rinomato che si ricava dalla coscia di suino adulto, esclusivamente italiano e allevato secondo metodi tradizionali. Insieme alla Goccia abbiamo assaggiato anche della salsiccia dolce, dall’impasto a grana medio-grossa impreziosito dal finocchietto selvatico. A completare gli aperitivi, crocchè di patate e arancine palermitane della casa.

Ottima la proposta dei due primi, ricaduta su “Il nostro scammaro”: paccheri con crema di scarola, alici di Cetara, nocciole, polvere di olive nere e peperone crusco; e su gnocchi di zucca con fonduta di caciocavallo, amaretti e arancia.

Graditissima anche la scelta del secondo piatto: una gustosa punta di manzo cotta a bassa temperatura, affiancata da mallone contadino e tartufo.

Infine babà con marroni e crema mascarpone guarnito con fiori eduli.

Ad allietare il banchetto, in abbinamento abbiamo degustato i vini dell’Azienda Terre D’Aione di Angelo Carpenito, il cui nome è stato scelto per onorare “Aione II”, principe beneventano di stirpe longobarda, che visse nella seconda metà del IX secolo.

Siamo partiti con l’assaggio del Greco di Tufo DOCG annata 2017, limpido dal colore giallo paglierino carico. Al naso regala profumi intensi di frutta bianca mista ad una note tufacea molto gradevole ed elegante, conferita dal terreno costituito da argilla farinacea sulfurea. Il sorso fresco e pieno, con una buona persistenza aromatica, come dire quasi un “rosso” vestito di “bianco”.

Si è passati poi con la degustazione di Aglianico Campania IGT annata 2016, 12 mesi di affinamento in acciaio. Agli occhi un bel rosso rubino carico, avvicinando il calice al naso si avvertono subito le note caratteristiche del vitigno, ossia piccoli frutti neri e spezie come i chiodi di garofano. Il sorso risulta caldo e morbido con tannino gentile.

Un crescendo di profumi, infatti si conclude con il Re dei vini campani, il Taurasi DOCG annata 2014, affinato 24 mesi in barrique di Allier e ulteriori 12 mesi e più in bottiglia. Qui la regalità del vino si manifesta già nel colore quasi un impenetrabile rubino intenso, basta roteare leggermente il bicchiere e subito si presentano delicati profumi di confettura di more e marasche accompagnati dal profumo del tabacco essiccato. In bocca, caldo e sinuoso con tannini vellutati ed una notevole intensità e persistenza aromatica.

In abbinamento al babà, marroni e crema di mascarpone, un sorso di Amaro Sanseverino dell’Antica Distilleria Russo, azienda sita a Mercato San Severino. Un liquore a base di mirto e infusi di mallo di noce, frutto di una antica ricetta tramandata di padre in figlio dal tempo dei Principi.

Articolo scritto da Valeria D’Esposito e Fortuna Nuzzo. Si ringrazia la giornalista Laura Gambacorta per l’invito.

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Valeria D'Esposito