La Basilica di San Giovanni Maggiore è una delle più antiche chiese di Napoli, se non addirittura la più antica. 

Sorge all’interno del Decumano Inferiore della città, all’interno dell’area delimitata a nord dal vico Pallonetto a Santa Chiara, a sud dalla via Sedile di Porto, a ovest dalle strade Santa Chiara, Banchi Nuovi e Pendino Santa Barbara e a est dalla via Mezzocannone. 

L’ingresso principale della chiesa si trova sulla sommità dei gradini delle Rampe San Giovanni Maggiore, mentre l’entrata secondaria laterale è nell’omonimo largo, proprio accanto al monumentale Palazzo Giusso, sede dell’Istituto Universitario Orientale.

Tra il mito e la storia

In questa chiesa, a partire da circa il IX secolo A.C., realtà e leggenda si fondono insieme: tra le varie supposizioni storiografiche attribuibili al luogo in cui sorge la Basilica, vi è quella del primo insediamento di coloni greci dediti al culto della sirena Parthenope, fondatrice della città di Napoli.

 Essi avrebbero costruito un complesso edilizio proprio nell’area oggi compresa tra il transetto della Basilica e palazzo Giusso, collocando lì il sepolcro della sirena che doveva essere, secondo alcuni studiosi, “sopra un colle battuto dai venti”. 

Tale ipotesi è avvalorata dalla millenaria iscrizione posta sulla lapide tombale, sita alla sinistra dell’ingresso della Sala dei LXVI Sacerdoti, oggi sede della Sagrestia, “Omnigenum Rex Aitor Scs Ian Partenopem tege fauste” [Sole che passi nel segno del mese di Gennaio, generatore di tutti i beni, proteggi felicemente Parthenope].

Ph. Maurizio Di Cesare Agenzia Fotografica

Il colle, proprio nel luogo in cui secondo la tradizione era stata sepolta Parthenope, fu spianato sotto Adriano allo scopo di costruirvi un tempio fatto erigere dall’imperatore in onore di Antinoo, suo amore proibito morto in circostanze misteriose. 

Il lutto turbò a tal punto la mente di Adriano, che divinizzò il giovane e fondò un culto organizzato a lui dedicato. Culto che si diffuse rapidamente in tutto l’Impero.

A conferma di ciò vi è il ritrovamento avvenuto nel 1456, durante i lavori eseguiti dopo il terremoto, di un busto di Antinoo.

Dal Cronica scritto da Giovanni Villani nel 1320 (e come attesta l’epigrafe marmorea dell’ingresso laterale del 1635) apprendiamo che il tempio adrianeo fu trasformato in Basilica cristiana, in onore dei Santi Giovanni Battista e Lucia, dall’imperatore Costantino come ex voto per il mancato naufragio della figlia Costantina (poi venerata dalla Chiesa Cattolica come Santa Costanza) nel suo viaggio verso le terre italiche.

Nel 320, poco tempo dopo l’editto costantiniano, il tempio pagano fu consacrato da Papa Silverio I il 15 marzo, data di fondazione della chiesa.

Il 15 marzo di ogni anno quindi, proprio a partire dall’epoca costantiniana, si celebrava l’anniversario di fondazione della chiesa. Per la sua antichità la Basilica ha attraversato diverse stratificazioni artistiche e storiche, superando le conseguenze devastanti dei terremoti e delle distruzioni determinate dal tempo. 

Negli ultimi tempi purtroppo, anche a causa della lunga chiusura della stessa per circa quarant’anni, prima della riapertura nel 2012 a seguito di importanti lavori di restauro da parte della Sovrintendenza, questa data non è stata ricordata in maniera significativa.

L’Anno Giubilare e il possesso canonico

Il 15 marzo di quest’anno si celebreranno i 1700 anni di trasformazione della Basilica da tempio pagano a luogo di culto cristiano.

Questo anniversario del 2020 riveste importanza ancor più rilevante, sia da un punto di vista liturgico, sia sotto l’aspetto squisitamente laico, per diverse ragioni:

 in occasione di questo festeggiamento, Papa Francesco ha stabilito un Anno Giubilare con concessione di Indulgenza Plenaria, un grande appello alla conversione per poter vivere la misericordia di Dio. 

Per un anno infatti, coloro che entreranno in Basilica chiedendo la confessione, pregando secondo le intenzioni del Santo Padre e vivendo lo spirito sincero di conversione potranno usufruire della concessione di indulgenza plenaria, cioè il perdono delle colpe confessate.

Altro motivo importante è che in questa occasione, a seguito della risoluzione del comodato d’uso che per circa 10 anni la Fibart, la Fondazione Ingegneri Beni Culturali Arte e Tecnologia, ha ricevuto dalla Curia di Napoli, al parroco verrà consegnato dal Cardinale Sepe il possesso canonico della chiesa, quindi la comunità parrocchiale sentirà nuovamente la bellezza e la responsabilità di avere tra le mani questo luogo tanto caro alla memoria cristiana.

Questi 1700 anni rappresentano, per la Diocesi napoletana e la comunità stessa, la possibilità di un rilancio della Basilica di San Giovanni Maggiore, da un punto di vista culturale e spirituale, anche se la sua gestione implica uno sforzo non indifferente.

Un’ardua sfida che nasconde un grande sogno

A raccogliere la sfida di questo impegnativo progetto è Padre Salvatore Giuliano, da circa un anno e mezzo parroco della Basilica di San Giovanni Maggiore, che, dopo quindici anni vissuti nella periferia, è stato chiamato a vivere e stravolgere fortemente, il suo ministero nel cuore del centro storico della città. 

Qui l’appartenenza ad una comunità parrocchiale è molto più complicata, perchè è l’identità storica dello stesso quartiere ad essere venuta meno, con lo spopolamento del centro storico a causa delle tante persone che hanno lasciato le loro abitazioni e dei numerosi bed & breakfast che invece sono sorti.

La prima grande sfida per Don Salvatore è quindi poter essere, all’interno di un territorio, comunità che riscopre la sua identità di quartiere. 

Al di là degli eventi di carattere spirituale e pastorale organizzati, che possano far ritrovare adulti e bambini del quartiere in momenti di fraterna condivisione, come ad esempio i musical, il presepe vivente e l’oratorio estivo, da quest’anno il calendario della Basilica di San Giovanni Maggiore sarà ricchissimo di altri appuntamenti quali concerti di musica classica e napoletana, percorsi museali organizzati all’interno della chiesa ricca di opere d’arte, mostre tematiche che avranno inizialmente per soggetti Parthenope e l’imperatore Costantino, convegni ed incontri con giovani e adulti su tematiche di grandi attualità.

Il sogno di Don Salvatore e di tutta la comunità è che la Basilica diventi un punto di riferimento per il centro storico, punto nevralgico del turismo: un luogo in cui prendano vita progetti culturali e di aggregazione turistica che possano magari un giorno generare anche un indotto lavorativo per i ragazzi del quartiere.

Un’occasione di rinascita quindi, un luogo di incontro e di cultura da cui far ripartire l’intero territorio, in cui vivere come comunità che si aiuta reciprocamente e che si prende cura di ciò che e suo; perché si tratta del proprio ambiente, della propria vita, del benessere dei propri giovani e perché partendo dai piccoli cambiamenti si possono innescare grandi circoli virtuosi.

Basilica di San Giovanni Maggiore una delle più antiche chiese di Napoli
Ph. Maurizio Di Cesare Agenzia Fotografica

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