Acquedotto Carolino Vanvitelliano, un’opera nata dall’esigenza di alimentare i giochi d’acqua della Reggia di Caserta e, più in generale, per soddisfare le esigenze del Palazzo e della città.
Carlo di Borbone diede il via alla costruzione del nuovo acquedotto, e incaricò anche stavolta Luigi Vanvitelli, facendo leva affinché si realizzasse una grandiosa impresa di ingegneria idraulica che, com’era da prevedersi, destò l’attenzione di tutta l’Europa.
L’opera Acquedotto Carolino è ancora considerata una delle più importanti realizzate dai Borbone.
Un’imponente struttura tufacea che annovera tre ordini di archi a tutto sesto che si innalza per 60 metri e si espande in lunghezza per circa 500 metri. L’intero tracciato dell’acquedotto si snoda per lo più interrato per una lunghezza di 38 km, con alcuni ponti-canale. Fra questi, oltre il Ponte Acquedotto Carolino, che attraversa la Valle di Maddaloni, i più importanti sono il Ponte Carlo III di Moiano, che attraversa il fiume Isclero, e il Ponte della Valle di Durazzano.
Acquedotto Carolino, dalle sorgenti alla Reggia di Caserta
La costruzione di un acquedotto che portasse l’acqua dalle sorgenti del Fizzo alle vie d’acqua della Reggia, divenne un’opera di grande successo tecnico che diede ulteriore fama al Vanvitelli.
L’architetto riuscì finalmente a smentire tanti teologi che avevano affermato che mai e poi mai l’acqua del Fizzo sarebbe potuta giungere a Caserta. I calcoli di Luigi Vanvitelli e collaboratori uniti alle abilità dei manovali avevano infine consentito di superare ogni difficoltà, non ultima quella di riuscire a dare al condotto una pendenza minima per metro di percorso.
Ad opera finita, il celebre Acquedotto Carolino portò acqua fino a sant’Agata dei Goti, oltre che a San Leucio, ai mulini, alle vasche, alle fontane, alle peschiere, ai giardini e agli impianti idrici dell’intero palazzo reale e della città di Caserta, oltre a risolvere i problemi legati all’irrigazione dei campi, all’abbeveraggio del bestiame, e alle fabbriche dei pastifici.
Acquedotto Carolino e Ponti della Valle, la storia
Tra il 1753 ed il 1755 fu compiuto il primo tronco dell’acquedotto. Fra il 1755 ed il 1762 fu forato inoltre il monte Croce, dove le maestranze si trovarono in forti difficoltà, tanto da decidere per la sospensione dei lavori in segno di protesta a causa dei grandi pericoli connessi allo scavo. A questo punto l’architetto Vanvitelli si vide costretto a rimuovere l’ostacolo.
Quindi seguì la perforazione dei monti Castrone, Acquavivola, Sagrestia, Fiero, Fano, Durazzano.
Nel 1755 si giunse poi alla foratura del monte Longano, a seguito della decisione di raggiungere il monte Garzano mediante la costruzione di uno o più ponti che superassero la grande vallata che univa i due monti. Nacquero i cosiddetti Ponti della Valle, dai 529 metri di lunghezza, e divenne il ponte più lungo d’Europa. Si forò quindi il monte Garzano, ma ci vollero tre anni di lavoro durissimo, durante i quali si utilizzò tanta polvere da sparo. Nel 1759 Carlo di Borbone inaugurò finalmente il blocco di lavori.
Nel 1762, l’acquedotto funzionava a pieno ritmo fino all’imbocco del traforo del monte Garzano. L’inaugurazione di questo tratto ebbe momenti poco felici in quanto l’acqua ritardò a raggiungere la fine della condotta. Ma quando questa finalmente arrivò, tra gli applausi della folla acclamante e la soddisfazione del re, questo raggiante abbracciò Vanvitelli e lo gratificò con un premio di 1000 ducati.
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L’acquedotto alimenta le cascate e vasche della Reggia di Caserta
Successivamente l’acqua arrivò alla città di Caserta attraverso le frazioni di Casola, Tuoro, Santa Barbara.
L’operazione Acquedotto Carolino divenne nuovo motivo di ‘orgoglio per l’architetto Vanvitelli e per maestranze che avevano lavorato sotto la guida tecnica del Collecini e del Patturelli. L’acqua, che in quattro ore aveva percorso l’intera distanza dal Taburno fino alla città, zampillò gioiosamente fino alla collina di Briano, alimentando le numerose cascate del parco della Reggis di Caserta, a risaltare la vittoria della fatica e dell’ingegno, e altresì ricordava il nome della nuova regina di Napoli, Maria Carolina.
Circa 100 anni dopo, i Ponti della Valle divennero famosi per lo scontro delle forze garibaldine pilotate da Nino Bixio con le truppe di Francesco II. Un ossario fu costruito per commemorare i garibaldini defunti nella battaglia e per commemorare l’evento.
Acquedotto Carolino come visitarlo
La parte del condotto che costituisce i Ponti della Valle è annoverata tra le più importanti opere architettoniche e d’arte che si conoscano, oltre a costituire uno degli spaccati più spettacolari dell’intero condotto. Quel ponte, con i suoi 529 metri di lunghezza, come detto prima, fu all’epoca il ponte più lungo d’Europa, e con le sue triplici arcate continua a tutt’oggi a testimoniare il genio di Luigi Vanvitelli. I 44 piloni della parte superiore sono a pianta quadrata e terminano con una strada larga quasi due metri racchiusa da due spalliere. I passaggi interni sopra ciascun ordine formano gallerie luminose utili al controllo del sistema. L’intonaco rosso sui mattoni creano fasce decise ed armoniose sul grigio del tufo.
L’opera è godibile in qualsiasi ora del giorno ed anche di sera tarda se c’è la luna piena. Se si sale il monte Garzano (basta seguire le indicazioni per il santuario di san Michele Arcangelo), subito si passa l’arcata che porta le grandi lapidi commemorative della costruzione dell’acquedotto. Poi, a mezza costa del monte, si passa sotto un’arcata dell’ultimo livello degli archi del condotto. Da lì la veduta dei Ponti della Valle mozza il fiato. Si può notare da qui anche la bianca costruzione dell’Ossario dei garibaldini. Questa costruzione è sulla destra della strada, per chi proviene da Maddaloni.
Come raggiungere i Ponti della valle – Acquedotto Carolino Vanvitelliano:
Da Caserta Sud seguire per circa 8 km la Statale 265 per Maddaloni, Valle di Maddaloni.
Acquedotto Vanvitelliano sito UNESCO
Eccezionale elemento fisico di connessione è l’Acquedotto Carolino, che costituisce una vera e propria infrastruttura a servizio non solo del palazzo e dei giardini ma anche delle ferriere, dei mulini e delle industrie manifatturiere disposte lungo il percorso.
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